Capraia

Il maestrale dei giorni scorsi ha spazzato il cielo, il mare è calmo tanto che i due azzurri sembrano confondersi, separati in lontananza solo dal profilo dell'Elba che si staglia netto. A ridosso della parete del Turco saltiamo per ultimi: il gruppo è già sul fondo e si avvia verso il largo in direzione della secca. Io e la mia buddy ci attardiamo e procediamo a mezz'acqua. La trasparenza e la luce regalano la sensazione del volo che decidiamo di gustarci senza avvicinarci al fondo per quei pochi minuti di pinneggiata che ci separano dalla secca mentre un branco di grosse tanute ci fa compagnia. Arrivati al cappello picchiamo con decisione verso il basso scoprendo le spacche che danno riparo a grosse cernie. Mentre esploriamo la parete più esterna, lo sguardo è continuamente attirato verso il blu dallo scintillare delle livree di alcuni grossi dentici e ricciole in pattuglia. Completiamo il giro della secca e torniamo verso il pendio sabbioso proprio quando un grosso trigone ci passa accanto volando elegante verso il largo. L'emozione non si è ancora sopita quando notiamo un grosso branco di barracuda girare intorno formando un carosello scintillante. Ci avviciniamo ed i predatori si sfilano lentamente, uno ad uno, dal loro girotondo per andarne a comporre un altro poco più in là. E' ora di avviarci verso la parete e con la scusa di limitare la deco, torniamo a percorrere il tragitto in volo, mentre il sole alle spalle mette in risalto la danza di una moltitudine di piccole meduse qualche metro sopra di noi. Incontriamo nuovamente le tanute che si sono disposte accanto ad un grosso masso dalla forma quasi perfettamente piramidale. Tutti gli anfratti della parete sono abitati da cernie, murene e mustelle ma è già ora di uscire. Il sole si è alzato e l'aria frizzante del mattino ha lasciato il posto ad una piacevole giornata di settembre, da completare con un bagno tra i colori Cala Rossa.
Capraia 8 settembre 2007

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Il Paguro di Ferragosto

Di tutte le immersioni al Paguro, quella di Ferragosto è sempre stata la mia preferita. Passaggio d'obbligo di buon mattino, da Remigio per la colazione e poi tutti a bordo. Sbuffando impaziente, il possente motore del Gladiator ci stacca dalla banchina, con un suono che tradisce i suoi cinquant'anni suonati e la stretta parentela con gli U-Boot. Sembra quasi soffrire a non essere più messo alla prova dagli enormi carichi per cui era nato, ma svolge con immutato orgoglio il suo nuovo lavoro.
Mentre ci avviamo verso il sole che sorge in una bella mattina limpida sull'adriatico, qualcuno sonnecchia sottocoperta, altri chiaccherano di attrezzature, immersioni ed avventure subacquee mentre altri si gustano semplicemente la navigazione, scrutando il mare alla ricerca dei delfini.
Oggi il mio gruppo è composto solo da subacquei ben conosciuti ed esperti, così mi potrò godere appieno l'immersione senza preoccuparmi troppo del compito di guida. Si salta, ma subito siamo avvolti dalla delusione di una visibilità piuttosto scarsa: "migliorerà sotto" mi auguro. Così non sarà e dopo l'ok sul piano mi avvio verso il cassone di zavorra. Mentre mi aggiro tra pensieri e tralicci avverto le esclamazioni della mia compagna nell'erogatore, mi giro e stringe tra le mani una delle monete d'argento nascoste dall'Associazione Paguro, in occasione del cinquantesimo anniversario dell'affondamento. Non è possibile, è la seconda nelle ultime due immersioni. Tutti mi fanno scherzosamente segno di terminare l'immersione, per evitare che la "fortunella" trovi anche le poche altre rimaste. Un saluto alla Madonnina, per liberarle le vesti dalle alghe più recenti e mentre ci dirigiamo all'eliporto, la lasciamo alla custodia di un grosso scorfano pigramente aqquattato nei pressi. Tutto il percorso fino agli alloggi è animato da diversi astici, gronghi, granceole e corvine che "volano" sull'eliporto. Nonostante la scarsa visibilità, il passaggio sul piano ed attorno allo spuntone che si protende verso la "gamba staccata", regala la senzazione di essere immersi in un acquario, per l'incredibile quantità di pesce che ci circonda e si avvicina senza paura. Mi fa un po' tristezza vedere in piano completamente coperto dalle valve di cozze ed ostriche staccate ed aperte, da subacquei poco rispettosi dell'ambiente, per dare da mangiare ai gronghi ed agli enormi saraghi sopravvisuti al continuo bracconaggio, di cannisti, apneisti e non solo temo; sono ancora troppo pochi quelli che vengono "pescati" in flagranza.
Risaliamo a spirale attorno al traliccio dell'ormeggio accompagnati dall'infinito carosello di boghe e sulla sommità salutiamo il grosso granchio facchino che fa la guardia dalla sua tana.
A bordo sono tutti entusiati per l'immersione ed un po' anche per i cappelletti al ragù che sono già sul fuoco. Un colpo di vento rovescia in mare il primo piatto, ma questo rituale propiziatorio viene subito ricompensato dal'apparire di un branco di una decina di tursiopi che saltano a pochi metri da noi, a degna conclusione di una meravigliosa mattinata in mare.
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